Ruolo dei media
Un fine osservatore di quanto accade nel suo paese racconta
Atrocità perpetrate dall’ "Esercito siriano libero"
20 maggio 2012 | La disinformazione a proposito degli avvenimenti siriani è di tale consistenza che non ci si può fidare per niente di quello che dicono i giornalisti. Come hanno potuto i "grandi reporter di guerra" – Sofia Amara, Martine Laroche-Joubert, Christophe Kenck, Marc de Chalvron, Romaric Moins, Manon Loizeau, Paul Moreira, Edith Bouvier – entrati clandestinamente in Siria per recarsi a Baba Amr, in compagnia dei combattenti di un sedicente "Esercito siriano libero" (ESL), presentare come simpatici combattenti per la democrazia degli uomini che hanno commesso, secondo i nostri testimoni (*), delle atrocità contro la popolazione di Homs?
Guerra contro il « terrorismo »
La dolorosa storia di Youssef Nada
18 agosto 2008 | Con la copertura della lotta « anti-terrorismo » gli stati Uniti e l’Unione Europea hanno accordato poteri illimitati ai servizi segreti e alle polizie. Misure eccezionali, al di fuori di qualsiasi prerogativa giudiziaria, attuate provvisoriamente nel 2001, sono divenute permanenti. Da settembre 2001, almeno 80.000 persone, soprattutto di religione musulmana, sarebbero state rapite, rinchiuse in prigioni segrete, torturate da agenti CIA e FBI. Centinaia d’altre persone sono state inscritte sulla « lista nera » dell’ONU. Com’è successo all’uomo d’affari Youssef Nada, 77 anni, cittadino italiano di origine egiziana. Accusato da G.W Bush di finanziare al-Qaeda, dopo due indagini chiuse con un non luogo a procedere, il signor Nada non riesce a far radiare il suo nome dalla « lista nera » (*). I suoi averi restano congelati, gli è vietato ogni viaggio fuori dai confini nazionali. Non può uscire da Campione – enclave italiana in territorio svizzero – dove Silvia Cattori è andata per (...)
Manipolazione dell’opinione pubblica
Giornalisti legittimano massacri di bambini palestinesi da parte di Tsahal
8 settembre 2007 | Il nostro mondo é in pieno imbarbarimento. Ogni giorno ci fornisce delle immagini atroci di bambini e di adulti fatti a pezzi, carbonizzati, ridotti a brandelli dalle terrificanti armi da guerra utilizzate in Irak, in Afghanistan, in Palestina. Queste immagini di bambini coperti dal loro sangue, amputati, che gemono su letti di ospedali che non hanno nulla per curarli, nessuno può accettarle. E tuttavia, molti corrispondenti stranieri presenti sul terreno sembrano non aver nessun problema ad accettare queste immagini. Quasi non ne parlano. Del resto, quando ne parlano, le nostre società “civili” sembrano abituarvisi.