scritti politici

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Un articolo di Joseph Massad
Un’immacolata concezione?

L’Autorità Palestinese è incinta! Per essere precisi, ad essere incinto è Salam Fayyad, il primo ministro palestinese, non investito dal popolo e imposto dagli Stati Uniti. In una recente intervista, questi ha riferito al quotidiano israeliano Haaretz che "arriverà il tempo per questo bambino di nascere... e crediamo che arriverà intorno al 2011".

28 aprile 2010


Salam Fayyad predice la nascita di uno stato nel 2011. (Mustafa Abu Dayeh/MaanImages)

A differenza di quanto accade per le femmine della specie umana ma come accade alle femmine di balena, il periodo di gestazione per i palestinesi che danno il loro contributo all’occupazione israeliana dura almeno due anni. Fayyad, "il Ben-Gurion palestinese", come lo ha soprannominato di recente il presidente israeliano Shimon Peres, ha annunciato la sua gravidanza in un documento diffuso il 25 Agosto 2009 dal titolo "Palestina: Fine dell’occupazione e istituzione dello stato" e più di recente su Haaretz: "La nascita di uno stato palestinese sarà festeggiata come un giorno di gioia dall’intera comunità internazionale".

Già ci sembra di conoscere nome, peso, colore ideologico e fisicità di questo bambino; anzi, del frutto del grembo di Fayyad conosciamo perfino la struttura politica e la politica estera: un piccolo "stato" palestinese che riconosce Israele come uno stato ebraico "biblico". L’ora della nascita dipenderà da Fayyad, nelle vesti sia di madre sia di ostetrico. Mentre l’ultima immacolata concezione in Palestina ha avuto luogo a Nazareth, non è ancora chiaro se quella che si sta svolgendo a Ramallah è una seconda immacolata concezione, in quanto, finora, non è stato previsto alcun test di paternità per questo bimbo illegittimo.

Considerate le relazioni di lunga data che Fayyad intrattiene con gli americani già dal 1995, nel corso dei suoi sette anni presso il Fondo Monetario Internazionale, alcuni eretici respingono la teoria dell’immacolata concezione e, affermato di conoscere l’identità del padre, mostrano a suffragio della loro tesi le parole di Fayyad. Secondo l’Haaretz, Fayyad ha in mente di indurre il travaglio nell’agosto 2011 cosicché "lo stato possa nascere durante il primo mandato del presidente degli Stati Uniti Barack Obama", indicato dagli eretici come il padre più probabile. I sigari non cubani saranno pronti in mano per essere subito distribuiti agli amici e alla famiglia della coppia felice. Andrebbe poi notato che mentre la dichiarazione di Fayyad circa la sua gestazione di due anni è stata fatta nell’agosto 2009, le felicitazioni tardive da parte dell’Unione Europea e del Quartetto per il Medio Oriente sono arrivate solo nel dicembre 2009. Ma poiché molte precedenti gravidanze di altri collaboratori palestinesi si sono rivelate, per la delusione di molti, gravidanze isteriche, o, quand’erano gravidanze autentiche, sono state fermate anzitempo, prima che il bimbo di Fayyad nasca si dovranno compiere diversi passi così da essere sicuri che questa gravidanze “reale” venga portata avanti fino alla fine:

Innanzitutto, riconoscendo Israele come un “paese biblico” ebraico, ammettendo di conseguenza la legittimità di Israele di essere uno stato colonialista razzista. Fayyad chinando il capo: "Per quanto riguarda l’ethos sionista, ebbene, Israele è un paese biblico; ci sono molte cime di collina, molti spazi liberi, perché [i coloni] non usano quelli e andiamo avanti?" In secondo luogo, impegnandosi a reprimere ogni forma di resistenza a Israele, rinominata "incitamento", compresa la libertà di espressione e la libertà di azione politica. Fayyad chinando il capo: "L’incitamento può avere la forma di varie cose – cose dette, cose fatte, provocazioni – ma ci sono dei modi per occuparsene. Ce ne stiamo occupando." In terzo luogo, rinunciando al diritto del popolo palestinese di ritornare nelle loro case e terre dalle quali sono stati allontanati nel 1948 dai coloni ebrei europei: "Ovviamente i palestinesi avrebbero il diritto di risiedere all’interno dello Stato di Palestina."

Ma temendo che pensiamo che lui soddisfi solo le richieste d’Israele, Fayyad ci assicura di tenere testa agli americani. In una recente intervista al Majallat al-Dirasat al-Filastiniyyah (pubblicazione araba sorella dell’anglofono Journal of Palestine Studies) dice di prestare attenzione a che non appaia un allocco quando va negli Stati Uniti. Il presidente venezuelano Hugo Chavez dovrebbe prendere una o due lezioni dal Fayyad indipendente e non allineato della "Terza Via" – il nome della lista per la quale si è candidato alle elezioni del 2006 e che è stata accusata da Fatah di essere finanziata dalla CIA. La "Terza Via" ha ricevuto un grandioso 2,41 percento dei voti. Ma occhio: Fayyad è l’unico a poter testimoniare la sua posizione eroica nei confronti degli americani ed è per questa ragione che ama parlarne ai suoi intervistatori.

Ci dice di avere tenuto testa agli americani, quando divenne prima ministro delle finanze nel 2002 e gli fu chiesto di andare in visita negli Usa. Respinse l’invito e disse di essere troppo occupato col suo nuovo ruolo e che vi si sarebbe recato in visita quando la sua agenda glielo avrebbe permesso. In seguito, avrebbe tenuto testa, sebbene nessuno sembra ancora saperlo, al generale Keith Dayton, addestratore capo americano dei delinquenti palestinesi, quando Fayyad gli intimò di non parlare con la stampa e che era soltanto un addestratore delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese (AP) e non un consigliere dell’AP. Dayton - c’è stato riferito - si scusò prontamente con lui e promise di non rifarlo. E infine - cosa più importante - quando gli USA gli chiesero di non entrare nel governo di unità nazionale nel 2007, si oppose alla richiesta americana e insistette per avere un ruolo nel governo guidato da Hamas e subito boicottato dall’Unione Europea. Ovviamente non si fa menzione del fatto che Fayyad fu nominato primo ministro dell’AP nel giugno 2007 per volere degli americani dopo che l’AP e Keith Dayton organizzarono il loro fallito colpo di stato a Gaza, un fatto che i suoi intervistatori hanno evitato di riportargli alla memoria. Ad ogni modo, se non fosse stato per queste rivelazioni, le credenziali anti-imperialiste di Fayyad sarebbero rimaste sconosciute alle masse.

Nella sua intervista a Majallat al-Dirasat al-Filastiniyyah, Fayyad si occupa così tanto dell’attuale furto coloniale israeliano di Gerusalemme da consigliare con sobrietà una completa normalizzazione da parte araba con Israele così da porvi freno: "L’identità araba della città si rafforzerà quando gli arabi verranno a visitarla e non quando la boicotteranno col pretesto che visitarla rappresenterebbe una normalizzazione con l’occupante. Credo che sia dovere degli arabi visitare Gerusalemme e incoraggio tale azione con vigore, perché così facendo, sosterrebbero e rafforzerebbero la dimensione araba dell’identità di Gerusalemme”. È curioso che nella versione inglese dell’intervista (apparsa nell’ultima uscita del Journal of Palestinian Studies), questa parte dell’intervista sia stata omessa!

Non c’è dubbio che Fayyad sia stato un pioniere nella normalizzazione. Non soltanto è elogiato ampiamente dai suoi sostenitori americani e israeliani per le sue abilità di statista, ma viene anche ricompensato generosamente per queste, tanto da essere stato invitato, avere partecipato e tenuto un discorso lo scorso febbraio a Herzliya in occasione della conferenza israeliana annuale, nella quale politici e accademici israeliani discutono le strategie per disinnescare la “bomba demografica” palestinese e nella quale Martin Kramer (estremista nel contesto americano ma stratega di ampio seguito in Israele) pronunciò le sue famigerate raccomandazioni genocide per limitare le nascite palestinesi e liberarsi dei "giovani maschi [palestinesi] in eccesso". Forse è a Herzliya che Fayyad ha trovato la motivazione per riconoscere le rivendicazioni "bibliche" di Israele sulla Palestina.

Fayyad non è soltanto un democratico al di sopra della politica bipartisan e del conflitto tra Fatah e Hamas, sottolinea anche di rivolgersi all’apparato di sicurezza addestrato da Dayton per reprimere solo coloro che violano la legge. Nella sua intervista a The Journal of Palestine Studies, sostiene di essere contro la violazione dei diritti umani, il ricorso alla tortura, o all’arresto di individui per via delle loro opinioni politiche, a dispetto dell’enorme documentazione messa insieme da gruppi locali e internazionali per i diritti umani riguardanti gli attuali abusi su tutti i fronti da parte sua e dei teppisti di sicurezza di Dayton e che interessano principalmente chiunque faccia parte di Hamas.

Basta forse citare il recente piccolo esempio delle elezioni studentesche presso la Birzeit University. Come sostenuto in un articolo pubblicato recentemente da Islah Jad, professore presso la Birzeit e direttore del suo Women Studies Institute, è in gioco la vera e propria natura democratica delle elezioni in un’università che le ha sempre rispettate e promosse. Da quando l’AP gestisce il potere, e soprattutto a partire dall’elezione di Hamas, i candidati islamisti per le elezioni studentesche locali vengono arrestati dai teppisti di Dayton poco dopo avere annunciato la loro candidatura o dopo la vittoria. In quest’atmosfera di terrore, per paura di rappresaglie i gruppi islamisti non hanno candidato nessuno alle recenti elezioni studentesche della Birzeit. Così mentre si tengono delle elezioni libere, l’intimidazione dei candidati rende certo l’esito finale, che è tuttavia dichiarato “democratico”. Il fatto che meno del 50 percento dell’elettorato studentesco della Birzeit abbia finito per partecipare alle elezioni è la prova di quale democrazia in stile americano Fayyad e i teppisti di Dayton mirano a stabilire in tutto lo stato palestinese dopo che Fayyad gli darà la vita.

Il piano di Fayyad per la fondazione di uno stato palestinese nell’agosto 2011 rappresenta, in effetti, un assenso alle proposte di Camp David offerte all’ultimo presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat nel 2000 e da lui respinte. Gli americani sanno che se i palestinesi, o almeno gli agenti americani tra loro, propongono un simile piano e tale proposta viene mostrata come una sfida nei confronti del diktat israeliano e perfino americano, avrà più possibilità di essere accettata dai palestinesi creduloni di quanto non le possa avere se a imporla fossero gli americani e gli israeliani in modo incondizionato.

Nel 1999, l’amministrazione del presidente USA Bill Clinton col sostegno dei suoi alleati locali, tra cui il governo giordano, fece del suo meglio per battere il primo ministro Benjamin Netanyahu in occasione delle elezioni israeliane e riuscì a portare al potere Ehud Barak così da dare compimento agli ormai famigerati negoziati di Camp David di Clinton. Mentre ad Arafat fu proposta un’offerta che non poteva che rifiutare, in quanto l’avrebbe delegittimato del tutto agli occhi del suo popolo, Obama ha ora un partner che non è per niente preoccupato a o interessato da questioni di legittimazione popolare, dato che non è ha alcuna.

In fondo, oltre che essere il leader storico dei palestinesi sin dalla metà degli anni ‘60, Arafat fu eletto con la maggioranza dei voti nel 1996 in elezioni caratterizzate da brogli e alterazioni illecite dei collegi elettorali; mentre, lo sconosciuto Fayyad, che non aveva avuto alcun ruolo nel movimento nazionale palestinese e che era privo di un qualsivoglia mandato elettorale, è stato imposto dal capo supremo dell’AP. Da quando il re di Giordania si è associato al coro anti-Netanyahu in un’intervista recente a The Wall Street Journal, Obama sembra coordinare gli sforzi con il partito laburista israeliano, che fa parte del governo di coalizione di Netanyahu, per togliere il potere a questi dopo il suo ultimo rifiuto di obbedire agli ordini di Obama. A questo scopo, membri in vista del partito laburista hanno incontrato alcuni palestinesi ufficiali e non negli Stati Uniti e in Cisgiordania nell’intenzione di coordinare gli sforzi e unirsi al piano di Obama per una nuova Camp David.

Il bimbo di Obama può nascere soltanto se un nuovo leader palestinese accetta i termini di Camp David, adesso perfino più rigidi rispetto a quando Ehud Barak li ha presentati ad Arafat nel 2000. Con dieci o mille altri coloni, più terre palestinesi prese dal muro dell’aparthaid e più confische di terra in Cisgiordania e Gerusalemme Est, il 65 percento della Cisgiordania (spacciato dalla propaganda americana e statunitense come superiore al 95 percento della Cisgiordania), che era stato rifiutato da Arafat, si ridurrà ulteriormente e sarà riproposto al popolo palestinese dallo stesso Fayyad. In effetti, si dice a Washington, o almeno nel Washington Post, che il piano di pace preso in esame da Obama si basa su Camp David con l’eccezione che il "90 percento della mappa apparirebbe identica" a quella proposta da Ehud Barak nel 2000, ovvero: ai palestinesi verrà adesso proposto il 58 percento della Cisgiordania. Saranno queste le dimensioni del neonato di Fayyad.

Dopo la concretizzazioni di questi preparativi, Fayyad darà alla luce il suo bimbo americano illegittimo, battezzato "Palestina". A differenza del bambino nazareno, il bambino di Fayyad per il popolo palestinese sarà foriero non di salvezza ma di ulteriore miseria. I doni alla madre e al figlio andrebbero inviati all’ufficio di Salam Fayyad a Ramallah.

Joseph Massad
The Electronic Intifada
14 aprile 2010.


Joseph Massad insegna politica araba moderna e storia del pensiero presso la Columbia University di New York. È autore del libro The Persistence of the Palestinian Question (Routledge, 2006).

Tradotto da Giuseppe Orlando (28.04.2010):
http://www.resistenze.org/sito/te/po/pa/popaad28-006805.htm

Testo originale in inglese (14.04.2010):
http://electronicintifada.net/v2/article11207.shtml

Tutte le versioni di questo articolo:
- An immaculate conception?
- Salam Fayad: ¿embarazo libre de pecado?